Legge Movetia: il Consiglio degli Stati preferisce lo status quo
Lunedì il Consiglio degli Stati ha seguito il parere della Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura sulla legge Movetia. La maggioranza dei suoi membri ha deciso di non procedere con il progetto del Consiglio federale. A loro avviso, lo status quo è preferibile a un cambiamento di statuto. Il processo continuerà al Consiglio nazionale.
Lunedì, in seduta plenaria, i membri del Consiglio degli Stati hanno confermato il parere della Commissione della scienza, dell'educazione e della cultura del 23 gennaio. Con 34 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni, i membri della Camera alta hanno ritenuto che non fosse necessario trasformare l'Agenzia nazionale per la promozione degli scambi e della mobilità in un'istituzione di diritto pubblico.
«Non c'è motivo di cambiare, anzi sarebbe un passo indietro», ha dichiarato Benedikt Würth a nome della commissione. Il centrista sangallese ha fatto riferimento al ruolo centrale dei Cantoni, che i deputati e le deputate temono venga indebolito dalla modifica degli statuti.
Il consigliere federale Guy Parmelin non è dello stesso parere e lunedì ha difeso con forza la legge Movetia: «La proposta del Consiglio federale è l'opzione migliore. Questo modello di direzione ha dimostrato la sua validità, evita i conflitti di ruolo e crea trasparenza. Con un budget di oltre 60 milioni quasi interamente a carico della Confederazione, il modello proposto è giustificato.»
Anche il capo del Dipartimento dell'economia, della formazione e della ricerca ha sottolineato che l'agenzia funziona bene, cosa che, tra l’altro, non è stata messa in discussione da nessuno in Consiglio degli Stati. «Una modifica degli statuti darebbe a Movetia un'autonomia operativa ancora maggiore», ha insistito, ma non è riuscito a convincere l'assemblea.
Da parte dell'agenzia si prende atto della decisione, anche se per il suo direttore, Olivier Tschopp, la legge rimane una buona soluzione. «Ce ne sono altre e siamo aperti alle alternative, ma la priorità resta quella di risolvere il problema della governance.» L'attuale status di fondazione di diritto privato presenta una serie di carenze in termini di gestione strategica. Tra queste, il conflitto di interessi all'interno del Consiglio di amministrazione, di cui la Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l'innovazione (SEFRI) è «sia membro che mandante», come ha sottolineato lunedì Guy Parmelin.
Il dossier è ora diretto al Consiglio Nazionale, dove sarà discusso in una prossima sessione.